mercoledì 29 dicembre 2010
Anno Vecchio... ancora per Poco.
Auguri a tutti, belli e brutti.
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buffaggini
martedì 26 ottobre 2010
Il Ladro di Sogni - di Andrew Pyper
SPOILER
Siete avvisati

Ebbene sì, l'ho fatto. Un'altra volta.
Sì, perché io soffro di una rara malattia. Nulla di venefico, mefitico né contagioso. Semplicemente, di tanto in tanto il mio occhio viene irresistibilmente attratto da un libro, un libro a caso, in vendita su uno scaffale qualsiasi, e si fa comprare.
Questa volta mi trovo fra le mani "Il Ladro di Sogni" (in originale: "The Killing Circle", come potete notare dalla copertina qui sopra). Il romanzo è un thriller, genere cui non sono affezionatissimo. Io sono più tipo da genere Fantasy, ma ho la decenza di sentirmi in colpa quando penso alla limitatezza del prediligere un unico genere, quindi rimango aperto anche a tutto il resto. Il guaio è che deve venirmi l'uzzolo.
Sono un lettore capriccioso e viziato.
Comunque, giunto a casa, mi lancio nella lettura di questo romanzo. Carino, scorrevole. Mediamente riesce a incuriosirmi, nonostante parli di un perfetto idiota che vorrebbe essere il protagonista. Per di più un idiota senza motivo d'esserlo, la razza peggiore: gli idioti apposta.
D'altronde, il protagonista dev'essere necessariamente un idiota: in quella vicenda, persino una persona dotata delle non eccelse capacità investigative di Watson avrebbe risolto il mistero e consegnato i veri colpevoli alla polizia ben prima che le persone comincino a venir fatte a pezzi.
E anche questo è normale, quando il figlio di 8 anni è palesemente più intelligente del padre.
Ma tutto questo fa in qualche modo parte del gioco.
Il patto è che io starò al gioco dell'autore, anche se in realtà ho capito tutto, mentre lui mi darà in cambio un finale degno di questo nome, un finale che mi dia i thrill.
Ed è questo il difficile dello scrivere un thriller. Lo sanno tutti che l'identità dell'assassino sarà nota al lettore più o meno da pagina 102 (o 34, o 96). E sappiamo tutti che cosa succederà agli amici del protagonista. Quello che paga, in un thriller, è avere comunque una sensazione d'angoscia alla fine del romanzo: devi arrivare alla conclusione girando le pagine una dopo l'altra, leggendo "ancora un capoverso" quando la cena è pronta da dieci minuti e la minestra è così stanca di aspettarti che ti chiama a gran voce.
Dopotutto, è uno dei piaceri della lettura: un mondo che ti cattura a tal punto da farti fare la figura del perfetto imbecille con le persone vere con cui avevi appuntamento mezz'ora prima.
Purtroppo, è proprio quello che manca al romanzo in questione: finale stanco, mollo, affrettato al punto da risultare nebuloso, confuso, come se l'autore alla fine fosse troppo stanco per dare una soluzione alla vicenda. Niente colpi di scena, niente tensione sulla sorte dei personaggi.
Non riesce a essere inquietante nemmeno facendo sopravvivere i colpevoli.
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romanzi
lunedì 4 ottobre 2010
Boot e reboot: te li do io i boot e non ti dico dove
Qui trovate un breve richiamino, dato che del film e delle difficoltà che attraversa ne avevo già parlato. Sì, ma quale film?
Parlo del soffertissimo Spider Man 4.
Rispetto al mio precedente post, nessun attore, fra gli allora "rumored" rimane associato al progetto e, a quanto pare, nessun altro di quelli che abbiamo visto in precedenza, cosa peraltro coerente con il termine reboot.
In compenso, Emma Stone potrebbe essere la nuova Mary Jane Watson.
Nel ruolo di Spidey, pare confermato Andrew Garfield.
Al di là di questo, il progetto non ha ancora un titolo ufficiale, se ne parla ormai da tantissimo tempo, siamo a tre anni di distanza dal pessimo Spider Man 3 e si parla di dover attendere il 2012 per vedere questo quarto film, che in realtà sarà un "Uno Bis" di cui francamente ci si chiede l'utilità.
Che si sa di certo? Nulla, se non che stanno facendo un gran paciugo.
A questo punto è una gara fra Spidey e il calendario dei Maya.
Non so voi, ma io tengo per questi ultimi: senza dubbio è, fra le due, la prospettiva più divertente.
Parlo del soffertissimo Spider Man 4.
Rispetto al mio precedente post, nessun attore, fra gli allora "rumored" rimane associato al progetto e, a quanto pare, nessun altro di quelli che abbiamo visto in precedenza, cosa peraltro coerente con il termine reboot.
In compenso, Emma Stone potrebbe essere la nuova Mary Jane Watson.
Nel ruolo di Spidey, pare confermato Andrew Garfield.
Al di là di questo, il progetto non ha ancora un titolo ufficiale, se ne parla ormai da tantissimo tempo, siamo a tre anni di distanza dal pessimo Spider Man 3 e si parla di dover attendere il 2012 per vedere questo quarto film, che in realtà sarà un "Uno Bis" di cui francamente ci si chiede l'utilità.
Che si sa di certo? Nulla, se non che stanno facendo un gran paciugo.
A questo punto è una gara fra Spidey e il calendario dei Maya.
Non so voi, ma io tengo per questi ultimi: senza dubbio è, fra le due, la prospettiva più divertente.
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domenica 3 ottobre 2010
Piccoli esploratori dell'Infinito
Verne fu il primo. Lui immaginò un proiettile sparato da un cannone e, ancora una volta, il suo genio precorreva i tempi, la sua fantasia andava oltre e vedeva ciò che gli altri non riuscivano a vedere.
Vero: i Greci furono i primi a fare il gioco dei puntini e dare forma e nome alle costellazioni e Galileo fu il primo a guardare il cielo con occhio scientifico, riuscendo a capire che non siamo al centro di qualche gigantesco uovo divino, ma abitiamo più che altro nei sobborghi.
Ma fu Verne il primo a dire: "E se potessimo volare fin lassù?"
Nel 1969 Neil Armstrong, con il suo piccolo, gigantesco passo, rispose a quella domanda. Lui e tutti gli uomini della NASA, che in quell'epoca uscivano vincitori dalla celeberrima corsa alla Luna contro il "nemico di sempre" (per citare, inversamente, Marko Ramius da Caccia a Ottobre Rosso).
E chi di noi non ha immaginato, da piccolo, di essere un astronauta?
Cosa farai da grande? L'astronauta!
Standard.
Poi si cresce, si capisce che siamo ancora molto indietro e che, bene o male, i marziani là fuori non ci sono, più che altro c'è lavoro per Giacobbo e chi, come lui, è sempre a caccia di una roccia dalla forma strana.
Si cresce e si capisce che non è mica così facile andare nello spazio, che serve un addestramento da Superman, bisogna studiare duramente, fare calcoli complicatissimi, conoscere la meccanica e una dozzina di altre discipline scientifiche. Insomma, non basta dire "Scotty, teletrasporto!" per trovarsi sul ponte di un'astronave in viaggio verso frontiere inesplorate.
Si cresce e al TG si sente dire che, a causa della crisi, vengono tagliati i fondi alla NASA e che, ancora una volta, i "grandi" ci dicono "Bambini, ora basta giocare!"
E "lo spazio" viene messo nel dimenticatoio, inizi a credere a chi dice che non c'è vita là fuori, che siamo solo noi. Più o meno.
E poi viene fuori che i nostri cari cervelloni col naso all'insù hanno scoperto questo pianetino, dal nome scientifico orrendo di Gliese 581g. Gliese 581 perché è il nome della stella (una nana rossa grande un terzo del nostro caro Sole, distante 20 anni luce da noi) attorno a cui orbita. La lettera "g" identifica il pianeta, distinguendolo dagli altri fratellini del suo sistema.
Il caro "G" ha una particolarità: pare proprio che sia alla distanza giusta dalla sua stella per ospitare le condizioni favorevoli alla vita.
Ed è così che, a 29 anni, ti ritrovi a sognare di astronavi e alieni e mondi inesplorati. E vedi quello che vedeva Verne: l'Universo è la prossima frontiera. Lontanissima, per il momento, perché la nostra conoscenza tecnica non ci consente che di sognare a occhi aperti, ma a me basta questo per entusiasmarmi, non solo in senso professionale.
Ormai l'astronauta non lo voglio più fare o, per essere precisi, ormai so che non sarò un astronauta, ma trovo bello sapere che questo sogno passerà oltre e accompagnerà altri e che, prima o poi, qualcuno lo potrà realizzare.
E quando questo qualcuno, novello esploratore dello spazio, metterà piede su un mondo sconosciuto, sono convinto che sentirà l'applauso di generazioni di sognatori.
Certo, magari in quel momento potrebbe fargli comodo lui...
Vero: i Greci furono i primi a fare il gioco dei puntini e dare forma e nome alle costellazioni e Galileo fu il primo a guardare il cielo con occhio scientifico, riuscendo a capire che non siamo al centro di qualche gigantesco uovo divino, ma abitiamo più che altro nei sobborghi.
Ma fu Verne il primo a dire: "E se potessimo volare fin lassù?"
Nel 1969 Neil Armstrong, con il suo piccolo, gigantesco passo, rispose a quella domanda. Lui e tutti gli uomini della NASA, che in quell'epoca uscivano vincitori dalla celeberrima corsa alla Luna contro il "nemico di sempre" (per citare, inversamente, Marko Ramius da Caccia a Ottobre Rosso).
E chi di noi non ha immaginato, da piccolo, di essere un astronauta?
Cosa farai da grande? L'astronauta!
Standard.
Poi si cresce, si capisce che siamo ancora molto indietro e che, bene o male, i marziani là fuori non ci sono, più che altro c'è lavoro per Giacobbo e chi, come lui, è sempre a caccia di una roccia dalla forma strana.
Si cresce e si capisce che non è mica così facile andare nello spazio, che serve un addestramento da Superman, bisogna studiare duramente, fare calcoli complicatissimi, conoscere la meccanica e una dozzina di altre discipline scientifiche. Insomma, non basta dire "Scotty, teletrasporto!" per trovarsi sul ponte di un'astronave in viaggio verso frontiere inesplorate.
Si cresce e al TG si sente dire che, a causa della crisi, vengono tagliati i fondi alla NASA e che, ancora una volta, i "grandi" ci dicono "Bambini, ora basta giocare!"
E "lo spazio" viene messo nel dimenticatoio, inizi a credere a chi dice che non c'è vita là fuori, che siamo solo noi. Più o meno.
E poi viene fuori che i nostri cari cervelloni col naso all'insù hanno scoperto questo pianetino, dal nome scientifico orrendo di Gliese 581g. Gliese 581 perché è il nome della stella (una nana rossa grande un terzo del nostro caro Sole, distante 20 anni luce da noi) attorno a cui orbita. La lettera "g" identifica il pianeta, distinguendolo dagli altri fratellini del suo sistema.
Il caro "G" ha una particolarità: pare proprio che sia alla distanza giusta dalla sua stella per ospitare le condizioni favorevoli alla vita.
Ed è così che, a 29 anni, ti ritrovi a sognare di astronavi e alieni e mondi inesplorati. E vedi quello che vedeva Verne: l'Universo è la prossima frontiera. Lontanissima, per il momento, perché la nostra conoscenza tecnica non ci consente che di sognare a occhi aperti, ma a me basta questo per entusiasmarmi, non solo in senso professionale.
Ormai l'astronauta non lo voglio più fare o, per essere precisi, ormai so che non sarò un astronauta, ma trovo bello sapere che questo sogno passerà oltre e accompagnerà altri e che, prima o poi, qualcuno lo potrà realizzare.
E quando questo qualcuno, novello esploratore dello spazio, metterà piede su un mondo sconosciuto, sono convinto che sentirà l'applauso di generazioni di sognatori.
Certo, magari in quel momento potrebbe fargli comodo lui...
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giovedì 30 settembre 2010
Generazione 80 - Parte Seconda
Non potevo non metterla.
Questa sigla è un fottuto capolavoro.
Questa sigla è un fottuto capolavoro.
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cose figherrime
mercoledì 29 settembre 2010
Conan, 2011
Ne avevamo già parlato qui.
Non vi avevo nascosto il mio scetticismo, appena sei mesi fa, per questa nuova produzione, soprattutto per quanto riguardava la scelta dell'attore protagonista. Un reboot, come va di moda chiamare oggi le idee riciclate.
Ebben, da allora il progetto è cresciuto e quelle che erano solo voci sono diventati dati tangibili. Le riprese sono partite (e ormai quasi sul punto di finire, presumo) e, benché non sia ancora stata resa nota una data precisa, il film "Conan" dovrebbe vedere la luce nel 2011.
E, devo dire, i miei dubbi stanno cambiando d'abito.
Si stanno vestendo da scimmia.
Il regista, Marcus Nispel, mi lascia sempre freddino per via di Pathfinder, che non esiterei a definire, prendendo una famosa frase di Catullo, "cacata carta" (espressione latina che non necessita di traduzione), se solo la pellicola fosse carta.
Va però detto che le ambientaziooni erano buone e lo stile crudo può ben favorire la rappresentazione dell'Era Hyboriana che Howard immaginava.
Jason Momoa, invece, è una sorpresa più piacevole, perché, come potete vedere dalla fotografia sottostante, risulta davvero convincente. Apprezzabilissima la scelta di discostarsi dall'icona del culturismo imposta dall'ormai mitica figura di Arnold il Conquistatore, per avvicinarsi di più al "gigante bronzeo pieno di cicatrici e dal petto villoso" immaginato da Howard.
Guardare per credere.
Nel cast confermati Rose Mc Gowan (impegnata tra l'altro in un progetto, purtroppo tutt'altro che avviato, riguardante Red Sonja, di sempre Howardiana memoria, a cui auguro maggior fortuna e godibilità che non all'obbrobrio targato De Laurentis del 1985), Ron "Hellboy" Perlman, nei panni del padre di Conan, e, dulcis in fundo, Stephen Lang, il coriaceo Quaritch di Avatar, vestirà i panni del main villain.
Ci aspettiamo di sicuro botte da orbi, con questi muscoli in circolazione.
Il 2011 non è lontano. Il 2011 non è lontano. Il 2011 non è...
Non vi avevo nascosto il mio scetticismo, appena sei mesi fa, per questa nuova produzione, soprattutto per quanto riguardava la scelta dell'attore protagonista. Un reboot, come va di moda chiamare oggi le idee riciclate.
Ebben, da allora il progetto è cresciuto e quelle che erano solo voci sono diventati dati tangibili. Le riprese sono partite (e ormai quasi sul punto di finire, presumo) e, benché non sia ancora stata resa nota una data precisa, il film "Conan" dovrebbe vedere la luce nel 2011.
E, devo dire, i miei dubbi stanno cambiando d'abito.
Si stanno vestendo da scimmia.
Il regista, Marcus Nispel, mi lascia sempre freddino per via di Pathfinder, che non esiterei a definire, prendendo una famosa frase di Catullo, "cacata carta" (espressione latina che non necessita di traduzione), se solo la pellicola fosse carta.
Va però detto che le ambientaziooni erano buone e lo stile crudo può ben favorire la rappresentazione dell'Era Hyboriana che Howard immaginava.
Jason Momoa, invece, è una sorpresa più piacevole, perché, come potete vedere dalla fotografia sottostante, risulta davvero convincente. Apprezzabilissima la scelta di discostarsi dall'icona del culturismo imposta dall'ormai mitica figura di Arnold il Conquistatore, per avvicinarsi di più al "gigante bronzeo pieno di cicatrici e dal petto villoso" immaginato da Howard.
Guardare per credere.
Nel cast confermati Rose Mc Gowan (impegnata tra l'altro in un progetto, purtroppo tutt'altro che avviato, riguardante Red Sonja, di sempre Howardiana memoria, a cui auguro maggior fortuna e godibilità che non all'obbrobrio targato De Laurentis del 1985), Ron "Hellboy" Perlman, nei panni del padre di Conan, e, dulcis in fundo, Stephen Lang, il coriaceo Quaritch di Avatar, vestirà i panni del main villain.
Ci aspettiamo di sicuro botte da orbi, con questi muscoli in circolazione.
Il 2011 non è lontano. Il 2011 non è lontano. Il 2011 non è...
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