lunedì 3 ottobre 2011

The Whole Wide World

No, non sto parlando di musica new wave britannica, ma del film che ci racconta la tormentata relazione tra Novalyne Price e Robert E. Howard, una delle più celebri firme del panorama Pulp degli anni '30.
Howard era un personaggio assai particolare: Cross Plains, piccola boom-town del Texas, non è pronta ad accettare socialmente un uomo che vive scrivendo storie in cui si muovono barbari, serpenti giganti e fanciulle seminude. La fantasia era il suo unico mezzo di fuga, materiale ed emotivo, da questo piccolo e costrittivo mondo bigotto che lo isolava e non lo accettava. Intimidito dall'autoritario padre e legato quasi morbosamente alla madre malata, Robert non aveva altra possibilità di fuga se non quella di immergersi totalmente nel suo mondo e più sperimentava il nostro, più sentiva il bisogno di sfuggirne, distaccarsene e dissociarsene.

La locandina del film, che vede coprotagonisti Renée Zellweger e Vincent D'Onofrio

Per capire questa sua necessità, dobbiamo dare uno sguardo a quella che era una boom-town basata sul commercio petrolifero verso il finire degli anni '20, immediatamente prima della storica crisi economica.
La città in forte espansione attira ogni genere di persone in cerca di guadagni: imprenditori privi di scrupoli, onesti lavoratori, commercianti, professionisti. In breve, la campagna si popola di ogni genere di attività tipica della città e si crea una diffusa base di criminalità, a partire dalla prostituzione, passando per truffatori, imbroglioni, ladri...
Questo creò in Howard una forte impressione sulla natura della civiltà umana, al punto da indurlo a ritenerla così negativa da non avere altro rifugio se non il romantico mito del buon selvaggio. E così, le desolate colline di Cross Plains diventarono le montagne di Cimmeria, terra aspra e difficile, persino spietata, ma ancora indomita e pura, dove nasce, su un campo di battaglia, il più emblematico eroe di questo autore: Conan.
Vincent D'Onofrio, che nel film ha il ruolo di protagonista, ci regala un'ottima prova, riuscendo a catturare tutte le sfumature di questo personaggio, senza concedere nulla al patetismo, senza cercare scuse per i numerosi difetti, senza esaltare all'eccesso le qualità.

 La più celebre foto di Robert E. Howard.

Howard era un uomo di grossa corporatura, convinto che l'esercizio fisico fosse fondamentale per il benessere dell'uomo: praticava body-building, si cimentava in incontri clandestini di boxe, nel tentativo di avvicinarsi sempre di più all'ideale del suo eroe tipico. Questa sua fantasia non era priva di una certa vena di follia (giunse a farsi fotografare in posa, armato di pugnale, alla maniera di Conan) e, sebbene il film non si concentri su questo particolare aspetto, D'Onofrio riesce a far trasparire ottimamente questa tendenza, questo spasmodico desiderio di Howard di essere come i suoi eroi e poter risolvere i problemi concreti della vita con la forza dei propri muscoli e una robusta lama d'acciaio.


E' la sua descrizione del personaggio di Conan a rivelarci questa sua nascosta pulsione: "Conan! Conan is the damnedest bastard that ever was. [...] Born on the battlefield. To him, combat is a way of life. It's all he's ever known, all he WANTS to know! He's no soldier who was taught to fight: to him, fighting is instinct [...] And, believe me, he doesn't take it from nobody: he'll fight man, beast, demon or god." ("Conan! Conan è il peggior bastardo che ci sia mai stato. [...] Nasce su un campo di battaglia. Per lui la lotta è uno stile di vita. E' tutto ciò che conosce, ed è tutto ciò che VUOLE conoscere! Non è un soldato a cui sia stato insegnato come combattere: per lui, il combattimento è istinto [...] E, puoi credermi, non si fa mettere i piedi addosso da nessuno: combatte contro uomo, bestia, demone o dio").

D'Onofrio, durante il monologo sopra citato.

Difficile essere più espliciti di così. Questo febbrile monologo, nel film, ci rivela tutto ciò che è il personaggio di Howard e il motivo per cui scriveva così intensamente.
Conan è il rifugio della mente di Howard dalle difficoltà della vita. Lui stesso affermò di aver riunito in quel personaggio i caratteri dei più spregiudicati avventurieri che gli era capitato di conoscere a Cross Plains. I difetti di Conan sono quelli abbietti alla società: è un beone crapulone, che non esita a far bisboccia, allo stesso modo in cui è pronto a rispondere agli insulti con una vigorosa coltellata, in compenso è un animo libero, impossibile da imprigionare a lungo, capace di spezzare le catene con la semplice forza dei suoi muscoli. Nessun avversario gli è pari: né guerrieri, né maghi, né dei. Qualunque difficoltà della vita, Conan la affronta e la sconfigge.
Howard, nonostante il suo desiderio di emulazione, si rivelò incapace di altrettanto: alla morte della madre, disperato, pose fine alla propria vita, lasciando poche parole che concludono anche la pellicola:

All fled, all done,
So lift me on the pyre;
The feast is over
The lamp expire

Tutto è sfuggito, tutto è compiuto,
Issatemi sulla pira funebre;
Il banchetto è finito
La Spegnete la lampada si consuma

Film decisamente promosso e consigliato, anche se nono siete appassionati del Cimmero.

lunedì 26 settembre 2011

Sergio Bonelli

Ho appreso oggi, grazie alla segnalazione di Sergio Badino, della scomparsa di un'icona del fumetto italiano: Sergio Bonelli.
Lo voglio salutare qui, con una copertina che fu molto significativa nella storia editoriale di questo grande personaggio, perché, per uno strano scherzo del destino, dava l'addio a uno dei più grandi collaboratori di Sergio Bonelli: Aurelio Galleppini, affettuosamente detto Galep.






Ho parlato di scherzo del destino perché, benché i TG dell'epoca (era il 1994) rivestissero l'evento di un certo misticismo, additando il saluto di Tex verso il tramonto come un oscuro segno del fato, in realtà quello di Galep doveva essere un saluto temporaneo, per dedicarsi interamente a un altro progetto.
Alla fine è stato un saluto definitivo, come quello che ci tocca ora dare a Sergio Bonelli.

sabato 24 settembre 2011

La Scienza Colpisce Ancora

"Oltrepassa di zero-cinque la velocità della luce. Non avrà un gran bell'aspetto, ma non le manca niente."
Ultimamente, la scienza sta tirando sempre più fuori il bambinone che c'è in me.

Gli spettatori al cinema, nel 1977, pensavano di star guardando un film divertente con le astronavi.
Fino al momento in cui il Millenium Falcon salta nell'iperspazio e Guerre Stellari scolpisce il suo titolo nella storia del cinema. 

Ci avviciniamo sempre di più e, in questi periodi di scoperte tecniche e scientifiche di rilevanza così abnorme, è stupefacente vedere come la fantasia, ancora una volta, si sia dimostrata un veicolo più efficace della ragione, come quando Jules Verne immaginava tute capaci di far respirare l'uomo sott'acqua senza l'ausilio del cavo per la respirazione o sottomarini a energia elettrica o, ancora, proiettili capaci di viaggiare fino alla luna.

Ma ecco che cosa intendo davvero:

E pare che i geniacci del CERN abbiano davvero segnato un punto, a questo giro.

Mi rendo sempre più conto, quando queste notizie vanno in onda, che stiamo vivendo una fase di transizione, un momento di nulla storico in cui le esplorazioni del nostro pianeta sono finite, ma già si intravedono i più grandi e fantastici obbiettivi delle prossime generazioni.
Il viaggio nello spazio, ritenuto da sempre proibitivo per l'impossibilità teorica di superare la velocità della luce, è possibile. Quello che là fuori adesso ci sembra irraggiungibile, sarà magari molto vicino per chi verrà dopo. E questo è uno dei lati belli della nostra epoca: il nostro sguardo si può davvero spingere avanti, oltre i nostri tempi, molto più di quanto succedeva in passato, e farci intravedere quello che sarà dopo il nostro tempo.

venerdì 16 settembre 2011

Tatooine

Un punto per la scienza.

C'è una scena che, secondo me, riassume con straordinaria potenza tutta la poetica di Star Wars, ed è il momento in cui Luke Skywalker esce e ammira il tramonto dei due soli: in quello scenario è condensato tutto, il pianeta duro e roccioso, privo di vita come di avventura, i due soli, bellissimi e irraggiungibili, promessa di tutto ciò che il giovane desidera dalla vita.
E poi, ovviamente, c'è la musica, quella colonna sonora malinconica e incredibilmente potente, opera del buon vecchio John Williams.
C'è chi si chiede che cosa abbia spinto due generazioni ad appassionarsi così ardentemente a questa saga cinematografica. Beh, penso che il messaggio contenuto in questa scena, la sua efficacia e la sua potenza, possano fornire alcune di quelle ragioni.

Il mito, così come apparve nel 1977

Ed ecco la scena in questione, enjoy!

venerdì 26 agosto 2011

15 anni e non mostrarli.

A 15 anni, se hai tanta fantasia, passione e poca voglia di fare le equazioni di algebra della professoressa fissata, che ti odia perché sa bene che il motivo per cui hai scelto il classico è stato "c'è poca matematica", capita che scrivi un romanzo fantasy di 589 pagine.
E' un paciugo, come solo un quindicenne può scrivere, ma ci sei affezionato e, segretamente, ne vai fiero. Poi ti si frigge l'hard disk che contiene il preziosissimo file. Poco male, hai il disco di back up, perché sei previdente.
Si frigge pure quello in contemporanea e piangi metaforiche lacrime di sangue, tiri giù qualche orda di santi.
Passa il tempo e fai altre cose, maturi (si fa per dire), segui altre strade: in parte quelle che scegli, per lo più quelle che ti vengono imposte.
Finché, a 30 anni, dopo aver conservato, come ogni sognatore che si rispetti, entrambi gli hard disk, mai riformattati, perché non vuoi rischiare di seppellire ulteriormente il contenuto, ti ricordi del tuo romanzo, metti le mani su un adattatore ide, colleghi il tutto al laptop e provi un programma di ripristino dietro l'altro, con ostinazione, fallimento dopo fallimento, finché non trovi l'agognato file.
Sì! Esulti, sapevi che c'era, che era lì, ad attenderti, fedele e impolverato, dopo aver trascorso tutti questi anni su uno scaffale magnetizzato. E' lui, lo riconosci.
Il programma riesce a ripristinarlo e tu, non senza una certa nostalgia, ricordi gli interi pomeriggi e le serate passate a digitare davanti allo schermo, dapprima timidamente, esitando per trovare ogni lettera, poi con sempre maggior confidenza, man mano che la posizione dei tasti ti si imprimeva a fuoco nella mente, ma non te ne accorgevi, perché eri immerso nella creazione di terre in cui luminosi cavalieri combattono creature terrificanti. Ti vengono in mente le ore passate a lezione (sempre algebra), in cui prendevi, sì, appunti, ma non sulle variabili, seno e coseno, bensì su quale avventura avrebbero affrontato i tuoi personaggi, ti scalettavi i prossimi capitoli, ti scrivevi le idee buone, disegnavi gli oggetti per poterli descrivere meglio.
Ricordi che è stato allora che hai pensato per la prima volta, seriamente: però sarebbe bello far questo per vivere... Seee, figurati se succede!
Apri il file.
Non funziona. E' impossibile aprirlo.
Non ne capisci il motivo: altri file simili recuperati assieme a lui si aprono. Il computer riconosce il formato del file. Le dimensioni sono quelle giuste, che ricordi ancora dopo 15 anni.
Cerchi e trovi programmi per riparare i file .pub danneggiati. Niente, non funziona.
Il tuo romanzo è resuscitato morto.
E' una battuta d'arresto, un colpo duro, ma lo accusi con stoicismo: dopo tutti questi anni, ti dici, era impossibile riuscire davvero a recuperarlo. E' stato un bel sogno, ci hai provato.
Però ti ritrovi comunque a rimpiangere di non esser riusciro a rileggere ancora una volta quelle pagine che, dopotutto, per quanto ingenue e flagellate dai più elementari errori di cui uno scrittore può macchiarsi, contengono una parte di te e forse qualcosa di più.
Ed è allora che ti ricordi che c'è un secondo hard disk.
Lo provi, non vuoi ammetterlo nemmeno con te stesso, ma speri, contro ogni ragione, che questa volta sia diverso, che il file sia leggibile. Il secondo disco è molto più esteso del primo e la ricerca dura molto più a lungo, tra orde sconfinate di file e cartelle, vecchi compiti, giochi che hai dimenticato e articoli del giornale scolastico per cui scrivevi, ma, alla fine, eccolo lì. Il file di backup.
Trovi il libro nella sua versione finale, assieme a tutta la famiglia, di cui avevi quasi dimenticato l'esistenza: il seguito, completato per metà, l'idea per altri due romanzi.
Non ha funzionato prima, perché dovrebbe essere diverso ora? Stai usando lo stesso programma, sotto le stesse condizioni.
Ci mette qualche secondo, dopo il doppio clic. Sai che non è un buon segno, quando il pc pensa troppo.
E poi...

Cazzo, questa volta il file era sano: 589 pagine di romanzo becero e insulso recuperate e leggibili, a cui sono dannatamente e ostinatamente affezionato perché, alla fine, tutto è nato da lì.
Oggi sono contento.

giovedì 21 luglio 2011

Conan, here comes the trailer...


Ed è arrivato un trailer completo per questo titolo che, se ricordate, seguo da un po'di tempo (vedi qui e qui). Che dirne?
Mah.
Il trailer, alla fine, non si vede: è un videoclip fatto di molti flash in sequenza, in cui l'occhio non fa in tempo a percepire alcunché. Potrebbe essere girato in maniera eccellente o pessima, che dal trailer non si capisce.
Detto questo, vediamo di capirci qualcosa.

Cose che non mi piacciono:
1) I combattimenti: da quel poco che si intravede, è stato privilegiato il filone acrobatico alla "300", che personalmente non apprezzo. Non ci risparmiano nemmeno il rallenty. Oddio.

2) I costumi: sembrano presi da "Xena" e le armi sono francamente imbarazzanti a vedersi. Ritengo inaccettabile per un film odierno presentarsi con armi che appaiono palesemente fatte di plastica.

Cose che mi piacciono:
1) Il mostro con i tentacoli: i mostri con i tentacoli mi piacciono sempre. Sa di divinità oscura lovecraftiana, cosa che è più che appropriata per l'ambientazione (Robert Howard, autore del personaggio, spesso in contatto con Lovecraft, aveva, con il permesso di quest'ultimo, inserito il mito di Chtulhu nel suo mondo hyboriano). E poi i mostri con tentacoli funzionano sempre bene, sin da quando ne parlava Verne.

Chtulhu! Ftaghn!

2) La caratterizzazione ambientale: da quel poco che si vede, l'aria "hyboriana" si respira tutta, con grandi città di pietra, tenebrose rovine perdute e colonne di armati in marcia. Azzarderò che persino la stregoneria sembra essere stata usata in spirito molto "Howardiano", cioè con una preferenza più per le animazioni terrificanti che per le luci e le esplosioni.

Il film è dato in uscita ad Agosto, ignoro se in contemporanea nelle sale qui in Italia, oppure se dovremo attendere di più.
Non so se essere ottimista, oppure pessimista. Per ora mi terrò sul "nessuna delle due cose".
Finora il cinema non ci ha quasi mai regalato progetti fantasy veramente belli, salvo pochissime eccezioni, quasi tutte ormai datate.

giovedì 3 febbraio 2011

Paperinik degli Anni Oscuri - Il Ritorno del Cavaliere Vendicatore

Era una notte buia e tempestosa...

E' in edicola questa settimana Topolino n°2880, che contiene una mia storia: "Paperinik degli Anni Oscuri - Il Ritorno del Cavaliere Vendicatore", di cui potete vedere la prima vignetta, qui sopra.
Ne parlo qui perché è una di quelle storie cui, per svariate ragioni, sono particolarmente affezionato.
In particolare, l'idea iniziale è stata una di quelle che mi piacciono sin da subito: mette a confronto uno dei miei eroi Disneyani preferiti, Paperinik, con uno dei miei antagonisti preferiti, Amelia, in un'ambientazione medievale, idea non particolarmente originale, ma che mi ha catturato subito.
Ho quindi fatto un primo progetto, molto stringato, che ho subito proposto al mio editor, con tanto, tanto ottimismo: da esordiente non mi aspettavo realisticamente il via libera per un'ambientazione che fosse completamente sotto il mio controllo.
Il fatto che, quasi a sorpresa, mi sia stata data fiducia su una proposta simile, è un altro motivo (del tutto egoistico) per cui questa storia mi è, per così dire, rimasta nel cuore.
Ci sono comunque streghe, castelli, cavalieri e persino troll guardiani. Per quanto ci siano cose che adesso cambierei, dovessi riscriverla, meccanismi di trama che potrebbero essere migliorati e resi più chiari ed efficaci, è una storia che mi ha divertito moltissimo, mentre la scrivevo.
Spero che diverta voi nel leggerla, almeno un pochino, se vi capita.
E grazie a tutti anticipatamente.
Alla prossima!
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