Grazie al blog di Scrittori in Causa, sono venuto a conoscenza di questo interessante post, di cui condivido ogni singola risposta.
La pubblicazione non si compra un tanto al chilo. Va guadagnata con impegno, fatica e con l'umiltà di rendersi conto che quello che si scrive fa cagare.
Questo è un hot dog e si compra...
... Mentre un posto in libreria va meritato.
2 commenti:
Sostituisci la parola "libro" con la parola "disco" e "a pagamento" con "indipendente" e le parti s'invertono.
Direi che la differenza è il livello di sanità mentale dei due diversi ecosistemi editoriali letterario e musicale, ma forse è solo questione di tempo perchè si livellino.
Comunque perché buttare soldi in carta per lasciare dell'invenduto nelle librerie di Cagliari quando puoi pubblicare un ebook su amazon?
(perché è un fumetto? ok)
Onestamente, nemmeno la formula di Amazon.com mi entusiasma troppo (o lulu.com).
La presenza di un filtro editoriale, di una persona in carne e ossa che legga il tuo romanzo e creda in esso al punto da assumersi il rischio d'impresa per la pubblicazione è essenziale, per più di una ragione.
Per il lettore, rappresenta un misura di garanzia della bontà dell'opera proposta.
Per l'autore è garanzia del fatto che il suo libro verrà promosso adeguatamente.
Ma, soprattutto, rappresenta, sempre per l'autore, un preziosissimo veicolo di miglioramento personale.
Pubblicare su Amazon o su siti che propongano formule simili non è "pubblicare", bensì "postare", esattamente come su un forum. Con la differenza che chi ci guadagna è esclusivamente il gestore del sito (è praticamente impossibile guadagnare realmente mettendo una propria opera online).
Mi è stato detto, in passato, "ma è meglio che lasciarlo nel cassetto". No, piuttosto che far guadagnare qualcun altro sulla nostra opera, senza percepire almeno una parte accettabile di quel guadagno, è mille volte meglio il cassetto.
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