martedì 16 settembre 2014

Topolino #3069

Sul "Topolino" di questa settimana, troverete una mia storia, una di quelle a cui tengo particolarmente.
Si tratta di "Paperina e lo Stage Molto Movimentato", su disegni del maestro Luciano Gatto.
Prima di cominciare a lavorare come autore, ho infatti trascorso diversi anni a lavorare sulle banchine del porto della mia città, a partire dal 2004, imparando ad apprezzare l'onestà e la fatica di un ambiente lavorativo in cui si lavora non stop 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per tutto l'anno.

Una vista, ormai datata, del porto di Voltri, dove ho lavorato per la maggior parte della mia permanenza come socio CULMV. (fonte: www.voltriweb.it)

Grazie al lavoro in porto, ho potuto affrontare le spese degli studi universitari, confrontandomi per la prima volta con le problematiche di un lavoro reale, nel mondo reale. Si lavora con quasi ogni tempo atmosferico, spesso in condizioni di sicurezza precarie, ed è un lavoro pesante, duro, logorante.
L'ambiente è grezzo, semplice, governato da dinamiche grezze e semplici. Il metro di giudizio sul valore di una persona non è la sua capacità di far carriera o di schivare il lavoro duro, ma la sua buona volontà e solidarietà con i colleghi.

Nell'ambiente portuale non è affatto strano che voli l'occasionale "sganassone" durante una discussione, ma è altrettanto vero che si è sempre pronti ad aiutare un collega di cui si ha stima, anche se è uno con cui sei venuto alle mani qualche giorno prima. Ne segue logicamente che i furbi e gli scansafatiche sono malvisti e possono aspettarsi una pesante manata, ma non la solidarietà.
I furbi, nel lavoro portuale, esistono come da tutte le altre parti, ma non fanno una vita altrettanto bella. Potranno lavorare meno, o avere incarichi più leggeri, ma non avranno la stima dei colleghi e, senza di quella, in porto si fa vita grama.

In sostanza, è un lavoro che, con i suoi pregi, ma anche con i suoi lati brutti, mi ha dato tanto in termini di formazione personale, insegnandomi che, con la volontà di fare, si possono raggiungere tanti obiettivi.
E tutte queste cose ho cercato di metterle nella storia: l'attività costante e quasi febbrile di un organismo produttivo che non si ferma mai, le dinamiche tra colleghi, non sempre rosee, le varie parti delle operazioni di carico e scarico, il pericolo di un lavoro in cui qualunque cosa si muova è pericolosa e qualunque oggetto lasciato a mezzo può essere non solo un intralcio, ma anche una causa di infortunio.

Potrei tranquillamente dire che, in questa storia, trovate una parte di me.

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