giovedì 24 maggio 2012

Essere personaggi secondari in un film horror

Non è una vita facile.
I personaggi secondari sono quelli che difficilmente vedranno la fine del film. Ma ci sono le eccezioni.
Se mai vi venisse il dubbio di essere in un film, non perdete tempo a sperare di essere il protagonista. Tirate subito le ovvie conclusioni: siete una comparsa. Agite di conseguenza e forse vedrete i titoli di coda.

Cominciamo da un consiglio semplice semplice: la professione.
Veterinario, senza ombra di dubbio. Perché? Avete mai visto qualcuno farsi avanti proclamando: "Ero un chirurgo vascolare di fama internazionale! Ricucivo lacerazioni alle arterie femorali come passatempo al posto del sudoku"? No.
La ragazza chiederà disperata se c'è un medico per curare lo squarcio del suo povero babbo morso dagli zombi (ignara del fatto che il vecchio è già fottuto) e si farà avanti un povero sfigato che, interrogato solo nel momento più delicato sulle sue competenze (pensarci prima no, eh?), risponderà: "Chirurgo? No, veterinario."
Fateci caso. Sempre così.
Veterinario for the win, se cercate una buona professione per sopravvivere all'imminente catastrofe.
Va da sé, vista la cronica carenza di chirurghi vascolari di fama mondiale, che questa è, conversamente, una pessima scelta per la carriera.

 Visto che succede a voler fare i chirurghi?

Il secondo consiglio è una postilla del primo (vecchio, morso): se una persona con la giugulare squarciata si muove, brancola e, soprattutto, tenta di azzannarti, non è che ci sia qualcosa che non va. Sei in un fottuto mare di mer... Non fare domande, tanto la risposta sarebbe: no, non sto bene, idiota, ho le dannate budella di fuori! Scappa.

Se un rumore viene definito "sospetto", c'è un motivo ben preciso. Non andate a indagare.

Qui non siamo in America: le armi non le hanno tutti. Qui nessuno ha una colt nel cassetto accanto al martello e al cacciavite. Se si ha la fortuna di trovarsi assieme a qualcuno che è armato, sa usare l'arma in questione e ha dimostrato di non volerci male, evitiamo di suggerire "Separiamoci". Tanto lo sappiamo che, nel caso, lo stronzo che finisce nella stanza buia piena di zombi, sei tu.

 Brava cretina, ottima idea.

Se ti trovi, da bravo stronzo, nella suddetta stanza deserta (ma piena di zombi in agguato), evita di chiedere ad alta voce se "c'è qualcuno". Sì che c'è e quel qualcuno vuole sbranarti. Si tratta del tipico caso "don't ask, you don't want to be told".

Per la stessa ragione, se trovi una rivista porno, non metterti a leggerla. Per due semplici motivi: 1) chi trova una rivista porno e si ferma a leggerla, nei film, viene sbranato vivo di lì a poco da uno zombi che avrebbe potuto notare benissimo se non avesse avuto gli occhi fissi sulle zinne di Miss Luglio. 2) Perché credi che quella rivista sia stata lasciata lì? L'ultimo che la leggeva era quello che guardava le zinne di Miss Luglio e ora è lo zombi che sta aspettando un altro stronzo come lui.

Quando fuggi per le scale, la direzione giusta è verso il basso: in basso c'è la strada, in alto c'è il tetto. Se finisci in strada, puoi fuggire comodamente. Se finisci sul tetto, puoi fuggire in strada, ma poi ti fermi lì.

Come alternativa per i pigri, quelli che non vogliono fare nulla o che non sanno fare nulla: individuate il protagonista e donategli il vostro amore. Farà tutto lui al posto vostro. E' un mondo aperto, questo, quindi il consiglio vale per tutte le possibili combinazioni di maschi e femmine e, all'occorrenza (si sa che l'amante gelosa e respinta muore sempre male), non fate storie: valgono anche i threesome e le gangbang, tanto, nel mondo dell'apocalisse zombi, chi volete che vi giudichi? Al massimo, una vecchia bisbetica che comunque morirà sbranata a metà del film (è quella che sente strani rumori e indaga, sperando di trovare una coppia intenta a fare le maialate, su cui riversare un torrente di moralità e invece trova un nido di zombi incazzati neri).

Questo post è dedicato alle migliaia di comparse che muoiono in modo stupido e tutto sommato inutile in centinaia di film dell'orrore.

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