venerdì 23 dicembre 2016

Rogue One: le Guerre Stellari Si Tingono di Grigio

Prima di cominciare:

SPOILER ALERT

Sotto le regole stabilite dalla Convenzione di Ginevra, altrimenti dette "da qui in avanti, sono cazzi vostri e non venitevi a lamentare da me", siete stati avvisati.

 Ci mettiamo anche una bella immagine della locandina, così siamo certi che non leggerete nulla per caso: se vi beccate spoiler è per colpa vostra.

Prima di parlarne, ho aspettato di vederlo due volte, perché, per svariati motivi, Rogue One è un film notevole.
In primo luogo, è un eccellente linea di partenza per la serie delle "Star Wars Stories" programmate dalla nuova gestione. Anzi, forse pure troppo eccellente: sarebbe stato difficile spostare più in alto di così la sbarra delle aspettative per i prossimi film.
Sì, perché Rogue One ha una notevole profondità, per un film di Star Wars. Forse, è il più profondo dell'intera saga, con la sua lucida riflessione sulla linea di demarcazione tra giusto e sbagliato e su come, troppo spesso, il confine sia incerto e offuscato. Per la prima volta, i Ribelli non sono unicamente un manipolo di coraggiosi e giusti, ma un gruppo poco coeso, fatto di gente anche vigliacca, pronta alla resa, oppure di soldati pronti a fare cose terribili in nome di una giusta causa.
Cassian Andor che spara alla schiena di un contatto impossibilitato a fuggire, per non farlo finire in mano imperiale, è un momento fondamentale per mettere in chiaro questa sfumatura che, nella narrativa starwarsiana, è completamente nuova. Non si ha l'impressione di un voltafaccia a 180° sulla bussola morale, bensì di venire più a contatto con il lato umano delle Guerre Stellari.
Finora, infatti, abbiamo avuto a che fare con i Prescelti, quelli che hanno il dono di usare la Forza, o possiedono la nave più veloce della galassia. Rogue One, per la prima volta, ci fa vedere la Galassia dal punto di vista di quelli come noi. Quelli senza doni speciali: la classe operaia di Star Wars. E non è affatto una visione rose e fiori. I protagonisti di Rogue One non hanno una scala di valori netti, perché non possono permetterselo. Non sono mistici cavalieri dotati di poteri sovrannaturali, non sono i blaster più veloci della Galassia, non hanno abilità speciali. Sono semplicemente persone che si trovano coinvolte in fatti più grandi di loro, che devono arrangiarsi e lottare con tutte le scarse risorse a loro disposizione per contrastare il male più grande immaginabile. Non è un caso che questo coincida con l'avere, per la prima volta, una rappresentazione cruda, realistica e non edulcorata della guerra, in parecchie delle sue brutture.
Facile essere eroi, quando puoi muovere gli oggetti con il pensiero, manipolare la volontà altrui e parare i raggi laser con la tua lightsaber.
Molto meno facile, quando sei uno qualunque, messo di fronte a chi, quei poteri, li ha e li sa usare molto bene.

Rogue One: il film che finalmente risponde alla domanda "Perché non c'è uno Squadrone Blu durante l'assalto alla Morte Nera?"
 
Non finisce bene, Rogue One. Eppure, finisce benissimo, in un trionfo che non sarebbe possibile assaporare più di così, perché non ci si arriva grazie al potere mistico di far deviare i missili per farli entrare nella stretta fessura di scarico. Il trionfo è totale, perché ci si arriva per la strada più difficile, quella da cui non esci vivo. Ci si arriva attraverso un corridoio scuro, illuminato dalla luce rossa della spada laser di Darth Vader, con la porta verso la salvezza che non si apre e che non si aprirà all'ultimo secondo. Ci si arriva soffrendo.

Meravigliosa la ricostruzione ambientale. Si arriva a ridosso di Una Nuova Speranza e lo si fa con eleganza. Una cura maniacale nel ricostruire ambientazioni note, che passa per l'esattezza nel riproporre i vecchi set, ma anche per l'audio ambientale, fino ad arrivare ad avere comparse somiglianti agli attorni sullo sfondo nel vecchio film. L'utilizzo della moderna tecnologia ha permesso di ringiovanire Carrie Fisher e persino di resuscitare alcuni attori, tra cui Peter Cushing.

Interessante che, nel cast degli attori principali, la protagonista sia donna, gli altri tutti di etnie diverse da quella bianca, contribuendo a sfatare il falso mito per cui se i protagonisti non sono tutti bianchi di pura razza, allora il pubblico non potrà identificarsi con essi.

Due scene su tutte: per la prima volta, vediamo gli effetti della Morte Nera, dal punto di vista di chi li subisce. E la sensazione è terrificante e maestosa.
E poi, la scena del corridoio e Darth Vader che avanza inesorabile contro i pochi soldati ribelli, terrorizzati, ma per nulla disposti a cedere. Angosciante e da lasciare senza fiato.

Presentare Darth Vader: lo stai facendo bene.
 
Fatevi un favore: andate a vederlo. Una, due, tre volte. Mille.

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