mercoledì 20 febbraio 2013

The Confession - John Grisham

Non farò spoiler, questa volta.
Ultimamente, mi sto impegnando a leggere testi contemporanei in lingua inglese, a prescindere dal genere, ed è così che questo romanzo è finito fra le mie mani. Ci sono anche altri motivi, ma al momento non importano.
Quello che importa è che questo romanzo mi ha colpito, per più di un motivo.
Un buon ritmo, che ti butta subito nella vicenda e ti accompagna per quasi tutto lo svolgimento, eccetto che nel finale, eccessivamente trascinato nei suoi intenti chiarificatori.
Una storia interessante, anche se non certo nuova: Donté Drumm è uno dei tanti condannati a morte in Texas. Nero, accusato d'aver stuprato e quindi assassinato una ragazza bianca, dopo nove anni nel braccio della morte, nove anni di appelli, ricorsi e battaglie legali, è giunto al capolinea. A quattro giorni dalla data dell'esecuzione, un pastore luterano in Kansas riceve la visita di un ex carcerato libero su parola, che afferma l'innocenza di Donté. Comincia così una corsa contro il tempo per accertare la verità, mentre, nella piccola cittadina dove si è consumato il delitto, le tensioni razziali aumentano.


Ma non sono questi i motivi principali per cui questo romanzo ha catturato la mia attenzione. The Confession offre un'immagine fin troppo realistica di quali tragedie possano essere innescate da un sistema giuridico capace di condannare a morte una persona su basi talmente illegittime da rasentare l'assurdo.
Manca il corpo della vittima. La confessione è stata estorta dai detective in quindici ore di interrogatorio illegale. Il processo è una farsa inscenata da un giudice e un procuratore distrettuale impegolati in una relazione.
Una serie di circostanze sfavorevoli si abbatte su Donté, ragazzo che, a causa del colore della sua pelle, è, nello stato del Texas, il colpevole ideale per l'omicidio (presunto) di una ragazza bianca. A questo, si aggiunge il fattore politico: chi ha manipolato il caso non può ammettere di averlo fatto senza mandare all'aria la propria carriera, il procuratore punta su questo caso per spingere ulteriormente la propria carriera, il governatore, in odore di elezioni, deve rafforzare la propria immagine di inflessibile difensore della pena capitale, sostenuta dalla maggior parte dei Texani.

Un'altra cosa che mi ha favorevolmente colpito è come l'autore si riveli capace di vedere in maniera equilibrata entrambe le famiglie: quella della vittima e quella del condannato. Da una parte, abbiamo una madre che da nove anni spera di ottenere vendetta sull'assassino di sua figlia e che, nella sua battaglia, rimane intrappolata nel ruolo di mamma-celebrità, al punto di risultarne drogata, come una tossicodipendente.
Dall'altra, la famiglia di Donté, distrutta da una tragedia ingiusta, che da nove anni la separa da un figlio virtualmente morto, praticamente sepolto vivo in una cella del braccio della morte, dove la solitudine esige il proprio prezzo sul suo equilibrio mentale e fisico.

Questo romanzo è, nel suo complesso, una visione cruda e senza fronzoli di un sistema giudiziario che ha i suoi sostenitori e i suoi detrattori, in grado, a mio avviso, di far riflettere sia gli uni che gli altri.

Per chi fosse interessato, il titolo della versione italiana è Io Confesso.

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